Moked Qui La Spezia – Interculturalità in luce al Premio Exodus

Ondine

11 Novembre 2010

Si parla molto di interculturalità ma, in effetti, realizzarla non è così semplice, perché significa sostanzialmente mettersi in gioco, aprirsi e capire cosa possiamo condividere della nostra identità.
Il Premio Exodus 2010 ne rappresenta un esempio ben riuscito: una manifestazione promossa, ormai da dieci anni, dalla città della Spezia e patrocinata quest’anno dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Il Premio Exodus è il premio che La Spezia dona a chi si prodiga, in modi diversi, per la pace, la libertà, la collaborazione e lo scambio tra i popoli. Protagonista della sua decima edizione è stata l’iraniana e Nobel per la pace Shirin Ebadi, che vive oggi in esilio in Inghilterra. Attorno a lei e al grande tema dell’esilio sono ruotati quattro giorni di rassegne, incontri, conferenze, proiezioni, mostre, spettacoli e dibattiti. Un programma intenso che ha visto il susseguirsi di personaggi di spicco come Guido Ceronetti e Vinicio Capossela, i quali hanno affrontato, tra teatro e musica, alcuni brani della letteratura tradizionale ebraica; Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz; Rav Roberto Della Rocca, Anna Foa, Manuela Dviri Vitali Norsa, che si sono confrontati con diversi intellettuali ed esponenti di altre religioni sul problema dell’esilio e il significato che esso può assumere. Tra gli altri, anche i responsabili di due importanti festival di cultura ebraica italiana come Andrea Gottfried per Nessiah, Festival Internazionale di Musiche e Cultura Ebraica di Pisa, ed Elio Carmi e Antonio Monaco per Oy Oy Oy, Festival Internazionale di Cultura Ebraica di Casale Monferrato.
In questa occasione La Spezia diventa luogo ospitante e laboratorio di un progetto legato al binomio identità / libertà.
Ma per quale motivo La Spezia? E perché Exodus?
Perché è dal porto di questa città, conosciuta anche come Porta di Sion, che partì, ai primi di Luglio del 1947, la famosa nave Exodus, carica di profughi ebrei scampati ai lager nazisti e diretti in Palestina. Da questa base, dall’estate del 1945 alla primavera del 1948 infatti, oltre ventitremila ebrei riuscirono a lasciare clandestinamente l’Italia verso la “Terra promessa”.
Il nome di Exodus da allora significò il desiderio di giustizia per l’emigrazione ebraica. Nel nome di Exodus la città della Spezia porta nel mediterraneo l’idea della pace e della convivenza e opera tramite il Comitato Euro Mediterraneo Cultura dei Mari, presieduto dal sindaco della Spezia, per il dialogo tra i popoli.
Il 25 Aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune della Spezia la medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto prestato dalla popolazione spezzina ai profughi ebrei scampati alla seconda guerra mondiale.
All’apertura del Premio Exodus 2010 il sindaco della città, Massimo Federici (nell’immagine assieme alla vincitrice), ha affermato infatti: “Il Premio Exodus non è un evento, ma un progetto culturale sul quale la città si vuole misurare. Grazie a tutti coloro che si sono prodigati per questa iniziativa. Avere il conforto di istituzioni amiche, come la Regione, in un periodo in cui la cultura è considerata un fronzolo, è molto importante. Grazie anche allo sponsor Banco di San Giorgio, all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, grazie a Francesca Valeria Sommovigo, la nostra giovane direttrice artistica. Un grazie speciale va ai pionieri di Exodus, a coloro che hanno riscoperto questa storia: Marco Ferrari e Adolfo Croccolo”. E ancora: “Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace 2003, rappresenta le donne di tutto il mondo che combattono ogni giorno per difendere la loro dignità. Il nostro pensiero va a chi c’è e chi non c’è più, in ogni luogo di questo pianeta. Penso a Sakineh, il caso che ha scosso i continenti e per la quale abbiamo fatto una raccolta firma. Così per l’avvocatessa di Shirin, in carcere solo per aver difeso persone davanti ad un tribunale. Exodus vuole essere proprio questo: La Spezia non si vuole rassegnare alla barbarie di questi tempi, non per un desiderio nostalgico ma semmai per guardare avanti. Quella che si sta delineando è una vera e propria internazionale del paese: non solo in Italia ma anche gli episodi recenti di xenofobia e razzismo avvenuti in Svezia e in Francia, fanno pensare”.

Ilana Bahbout

Condividi questo articolo su Condividi su facebook