Io ricordo Exodus

Ondine

4 Luglio 2010

Raccolta di testimonianze spezzine 1946-1947

Alla fine della seconda guerra mondiale il Golfo della Spezia divenne base di partenza degli scampati ai lager nazisti, che ora guardavano al mare con la speranza di lasciarsi alle spalle l’Europa degli orrori e raggiungere la “Terra promessa”, per questo La Spezia è conosciuta come “porta di Sion”.

Dall’estate del 1945 alla primavera del 1948 oltre 23.000 ebrei riuscirono a lasciare clandestinamente l’Italia diretti in Palestina. La potenza mandataria della Palestina, la Gran Bretagna, aveva infatti emesso, nel 1939, il Libro Bianco al fine di regolamentare l’afflusso controllato in Palestina, per soli 75.000 ebrei in cinque anni. Una misura che fu messa in crisi dalla drammatica situazione europea e contrastata con ogni mezzo dal Mossad le Aliyà Bet (Istituto per l’emigrazione illegale) .porta di sion
 
La questione dell’immigrazione ebraica scoppiò come caso internazionale nel maggio 1946: l’epicentro della crisi divenne il porto della Spezia dove erano in allestimento due imbarcazioni, la “Fede” e il motoveliero “Fenice”, pronte a trasbordare 1.014 profughi.
Quell’operazione godette dell’aiuto di tutta la città della Spezia, già stremata dalla guerra e distrutta dai bombardamenti. Proprio il sostegno della gente che ospitò e sfamò i profughi, la resistenza di questi ultimi, l’intervento dei giornalisti di tutto il mondo e la visita di Harold Lasky, presidente dell’esecutivo del Partito laburista britannico, costrinsero le autorità londinesi – le cui navi bloccavano l’uscita dal porto della Spezia – a togliere il blocco alle due imbarcazioni che salparono dal Molo Pirelli a Pagliari l’8 maggio 1946.
L’anno successivo nella notte tra il 7 e l’8 maggio 1947 la nave Trade Winds/Tikva, allestita in Portogallo, imbarcò 1.414 profughi a Porto Venere, nelle stesse ore era giunta nelle acque Golfo della Spezia, proveniente da Marsiglia, la nave President Warfield. Essa venne ristrutturata nel cantiere dell’Olivo a Porto Venere per la più grande impresa dell’emigrazione ebraica: trasportare 4.515 profughi, stivati su quattro piani di cuccette, dall’altra parte del Mediterraneo. L’imbarcazione divenne un simbolo, prese il nome di Exodus, raggiunse le coste della Palestina, venne attaccata dagli Inglesi che impedirono ai profughi lo sbarco, ma avviò la nascita dello Stato di Israele.
 
Nel nome di Exodus la città della Spezia porta nel Mediterraneo l’idea della pace, della convivenza e del dialogo tra i popoli, ospitando, ormai da dieci edizioni, il Premio Exodus dedicato all’interculturalità.
 
Per conservare memoria e testimonianza dell’azione dei nostri concittadini nel sostegno e nell’accoglienza ai profughi ebrei, negli anni lontani del secondo dopoguerra, gli Archivi Multimediali del Comune della Spezia promuovono la raccolta di materiali “Io ricordo Exodus”(foto, articoli, documenti, disponibilità dei testimoni ad una videointervista) per la costituzione di un Fondo Exodus, che verrà conservato presso gli Archivi Multimediali .
Chi avesse materiali o volesse raccontare episodi o ricordi di quell’evento, può contattare gli Archivi Multimediali allo 0187713264 oppure adfm@laspeziacultura.it , che faranno copia digitale dei materiali o registreranno una videointervista a coloro volessero testimoniare la loro esperienza.

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