Ceronetti-Capossela, dialogo generazionale fra artisti della parola

Ondine

28 Ottobre 2010

 

La Spezia. Ottantatre anni, una maglia fresco-lana verde, la coppola piegata sulla destra, l'andatura dinoccolata, la voce ora rocca ora flebile, il viso scavato di un uomo che ha fatto tutto e un po' di più. L'eloquenza misurata di Guido Ceronetti ospite ieri al Premio Exodus, è stato il secondo appuntamento dell'edizione 2010. Una serata particolare divisa in due parti: le letture dei classici dei profeti, dall'Incendio nel tempo di Gerusalemme al pamphlet di Martin Lutero "Degli Ebrei e delle loro Menzogne", i pensieri a voce alta di un erudito dalla fine sensibilità umanistica che asserisce: "Non abbiamo il destino nelle nostre mani, al contrario siamo noi nelle mani del destino". E ancora: "E' bello sentirsi in esilio perchè pensi che una patria esiste". Su Palestina ed Israele: "Questa faccenda dei due stati non la vedo realistica in senso politico poichè non lo è in senso metafisico". Una piccola stilettata all'Unione Europea, nello svolgimento di una serata senza troppe formalità, in forma metaforica: "L'Unione Europea manca di sale. Mi chiedo perchè dobbiamo seminare del sale ed aspettare dei germogli. Significa essere senza testa".

L'assist di Ceronetti a Vinicio Capossela, che nella seconda parte lo ha raggiunto sul palco per una mini-intervista davanti a circa trecento spettatori, preludio all'ultima parte della serata in musica. Nella prima questione, un imbarazzato Capossela gli chiede come ha fatto a cantare i profeti, la loro spiritualità messa in verbo: "Ho tradotto i profeti grazie a decine di vocabolari poi qualcosa mi ha fatto girare dall'altra parte. Il teatro di strada ricorda un po' il senso dei profeti".



22/10/2010 15:01:24
Fabio Lugarini


Fonte CittadellaSpezia

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