Approfondimenti e studi su Exodus e la città della Spezia

Ondine

4 Novembre 2011

 

Approfondimenti e studi su Exodus  e la città della Spezia
Interverranno:
Davide Santini-Segretario Generale
Autorità Portuale della Spezia
Piero Gallinari- Presidente Gruppo Samuel
Cesare Pasini-laureato in Scienze Politiche
con la tesi " La Spezia porta di Sion".
 


L’amore per Israele del Gruppo Samuel può essere considerato un piccolo frutto locale del Concilio Ecumenico Vaticano II. Confrontandoci con la sofferta storia dei rapporti della Chiesa con l’ebraismo è impossibile non imbattersi anche in omissioni oltre che in zone d’ombra. Fra queste sempre a livello locale c’è stato il silenzio ufficiale che per tanti anni ha coperto una storia così significativa come quella del Fede e Fenice che è stata giustamente riportata all’attenzione internazionale dal Premio Exodus.


Parallelamente il Gruppo Samuel si imbatteva nei figli di questa storia con un entusiasmo un po’ pioneristico, sentiva l’incombere degli anni che passavano e quindi l’impellente necessità di confrontarsi con le memorie viventi di questo evento. La ricerca è cominciata ovviamente a livello archivistico e con le interviste poste ad abitanti del posto che però, pur avendoli vissuti, conservavano una scarsa memoria di quei mesi e di quei fatti. La ricerca quindi è approdata inevitabilmente oltremare attraverso una fitta rete di contatti amicali prima in Italia e poi in Israele che ci ha permesso di rintracciare almeno undici testimoni viventi.


L’emozione di questa piccola troupe composta da Don Gianni Botto, Piero e Renza Gallinari e Laura Del Buono, ha trovato una vasta eco in chi allora salpò dalle nostre coste verso quella terra che ancora una volta si rivelava come la Terra Promessa.


E’ stata fondamentale la collaborazione con lo storico Michael Tagliacozzo e con la nipote Anita che ci hanno aiutato  a rintracciare le persone nei kibbutzin in Galilea e a intervistarle nella loro lingua, l’ebraico. Importante si è rivelato anche l’aiuto di Yehoshua Amishav, direttore del settore delle comunicazioni del Keren Hayesod di Gerusalemme, che ci ha accompagnati al Beth Palmach di Tel Aviv, centro di documentazione sull’Alyha dove abbiamo recuperato materiale fotografico e filmati dell’epoca.


Non possiamo non ricordare gli intervistati uno per uno perché ogni incontro è stato innanzitutto un’esperienza umana che ci ha profondamente coinvolti.


Nel Kibbutz di Ramot Menashe in Galilea abbiamo incontrato Yakov che ha raccontato la sua odissea in treno, alla fine della guerra, attraverso l’Europa. Da Salisburgo è arrivato a Roma proprio grazie ai convogli ferroviari messi a disposizione dagli italiani che riportavano i loro connazionali a casa. E poi è giunto a Spezia, e ancora si commuoveva al pensiero di tutto il calore che gli spezzini erano riusciti a trasmettere ai superstiti dei campi di sterminio.


Abbiam poi Abraham, sopravvissuto a nove campi di concentramento, e la moglie, Henia, che si sono conosciuti in Italia e la nave che li ha portati nella terra promessa è stata per loro galeotta unendoli per tutta la vita.


Rywka era una bambina quando scoppiò la seconda guerra mondiale. Fu prima internata nei campi di lavoro e poi trasferita a Auschwitz. Lei e la sorella maggiore, uniche superstiti della famiglia interamente sterminata a Treblinka, si sono imbarcate  su questo convoglio per raggiungere un luogo sicuro.


Ze’ev e Rachel si sono conosciuti a Roma e si sono sposati proprio la sera della partenza per La Spezia; lui, Ze’ev, al pensiero che a Spezia ancora ci si potesse ricordare di loro, durante le riprese si è commosso e ha ringraziato per la possibilità che gli veniva data di raccontare la “sua” storia.


A Haifa abbiamo incontrato Abraham e Sarah, di origine polacca, sopravvissuti non solo ai campi di sterminio, ma anche agli ultimi sanguinosi pogrom in Polonia durante i quali i loro connazionali, che non volevano restituire i beni confiscati agli ebrei durante le persecuzioni, ne uccisero centinaia.


Sempre a Haifa abbiamo intervistato Yakov, medico sionista che ha scelto di raggiungere la Palestina con l’imbarco spezzino.


A Rishon Letzion, vicino a Tel Aviv, abbiamo conosciuto Eliezer che ha ricostruito il clima storico e politico dell’intera vicenda. Ricordava molto bene la scritta che avevano posto su una torretta al molo Pirelli: “Shaar Tzion”, Porta di Sion, nome con cui è conosciuta ancora oggi la nostra città in Israele.


L’ ultimo incontro, che ci ha suscitato particolare simpatia, è stato quello con l’ebrea spezzina Angiolina, cugina della zia di Don Gianni.


Eliezer ha fatto appena in tempo a vedere il nostro video prima di ricongiungersi ai Padri nel seno di Abramo e forse anche Yakov, già all’epoca dell’intervista gravemente malato, non è più sulla sua amata e sospirata terra. Ma i loro volti, la loro voce, i loro sorrisi sono affidati non soltanto alla nostra personale memoria, ma anche a questa piccola testimonianza che ci è stato fatto dono di raccogliere. 

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