Premio Exodus, Sommovigo: Un progetto culturale che durerà nel tempo

Ondine

13 Ottobre 2010

Intervista alla direttrice artistica di Exodus 2010. Di Marco Ursano 

Siamo negli studi di Cronaca4 con Francesca Sommovigo, direttrice artistica del Premio Exodus 2010. Spezzina, trentadue anni, laureata scienze politiche a Firenze, ha lavorato nel campo dell’editoria e nella poesia, con un inizio prestigioso alla City Lights di Firenze. 
Rientrata a Spezia da circa tre anni, ha fondato con un’amica e collega la società Distanze, con sede a Sarzana, che si occupa di attività di consulenza fund raising per progetti europei legati alla cultura ed alla comunicazione. Attiva in molti eventi culturali della nostra Provincia, ha collaborato alla riapertura temporanea del Teatro Trianon con Arci, Carispe e Comune della Spezia. Con Francesca parliamo del prossimo premio Exodus che si terrà alla Spezia dal 20 al 23 ottobre, una conversazione in un’atmosfera confidenziale. 

Francesca, racconta qualcosa di te

Sono tornata a Spezia da circa tre anni e subito, con spirito pragmatico, mi sono messa alla prova partecipando alla gestione di diversi eventi culturali nella mia città. Contrariamente a quello che si pensa, nel nostro territorio le opportunità per i giovani talentuosi ci sono. 

Il programma di Exodus è ricco ed articolato, ma quello che colpisce è il taglio “alternativo” di alcuni eventi

Il nostro è un progetto culturale, non un prodotto, fruibile nel lungo termine. In questo modo, si può creare un programma di valore e che va oltre i tre giorni, ma ha un respiro internazionale e duraturo nel tempo per la nostra città come simbolo del dialogo. 

Shirin Ebadi (l’attivista per i diritti civili iraniana Premio Nobel per la Pace 2003 ospite d’onore, N.d.R) è un personaggio di primo piano, che si lega fortemente anche all’attualità del momento, basta pensare al caso Sakineh

Exodus prende avvio da una vicenda storica precisa, dalla solidarietà ed accoglienza che il popolo della Spezia seppe dare agli scampati dell’Olocausto. E questo è proprio il tema di partenza di questo festival 2010, l’accoglienza alle attuali forme di esilio.

Oltre alla Ebadi, vogliamo ricordare gli altri eventi e personaggi presenti ad Exodus?

Abbiamo diversi testimonial importanti. Mi preme sottolineare il patrocinio dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, insieme al gemellaggio con il Festival Nessiah di Pisa ed il Festival Oyoyoy di Casale Monferrato, esperienze che continueranno anche con workshop oltre l’edizione 2010 di Exodus. 
Segnalo l’installazione multimediale sulla partenza degli ebrei dal Golfo della Spezia, di Paolo Ranieri e Beatrice Meoni al Camec, la proiezione di una selezione dei filmati e dei materiali dell’archivio di testimonianze raccolte durante il Progetto “Io ricordo Exodus”, a cura degli Archivi Multimediali Sergio Fregoso, ideazione e cura di Marzia Ratti. E poi gli incontri con Marco Politi, Umberto Veronesi, Liliana Segre e naturalmente Guido Ceronetti e Vinicio Capossela.

E Vinicio cosa c’entra con Exodus? 

C’entra perché un altro filo conduttore di Exodus è l’uso della parola. In ebraico la parola sostituisce il termine arca, c’è un parallelismo tra l’arca e la nave di Exodus. Vinicio utilizza le parole con la poesia. Sottolineo che non farà un concerto, ma farà qualcosa insieme a Guido Ceronetti, lo accompagnerà alla sua maniera. Sarà un incontro di parole. 

Francesca, perchè gli spezzini dovrebbero partecipare al Festival Exodus? 

Perché è un’occasione di aprirsi al confronto, con ospiti che hanno accettato veramente di mettersi in gioco. Un momento di approfondimento e di ascolto in un momento storico difficile. Perché no, anche un’occasione di arricchirsi come persone. 

Marco Ursano

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