PREMIO EXODUS 2020 A NOEMI DI SEGNI. Menzione speciale a Daniele Tommaso

Ondine

7 Maggio 2020

Alla Presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni il riconoscimento per l’edizione 2020. Menzione speciale a Daniele Tommaso

La Spezia, 7 maggio 2020 – La Città della Spezia non dimentica il Premio Exodus 2020 ma, a causa della situazione che il Paese sta vivendo per l’epidemia da COVID-19, la premiazione e gli eventi ad essa collegati saranno rinviati in autunno per consentire la grande partecipazione di pubblico, soprattutto scolastica, che ha sempre contraddistinto questo evento.

“Il Premio Exodus è parte del nostro DNA cittadino, e anche in un momento di difficoltà come questo non lo abbiamo dimenticato – dichiara il Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini – per garantire la partecipazione dei premiati che provengono da fuori regione e soprattutto la grande partecipazione di pubblico, giovane e delle scuole, che ha sempre contraddistinto il Premio con relazioni, conferenze e presentazioni di libri, abbiamo deciso di comune accordo di rinviarlo in autunno. Quest’anno – prosegue il Sindaco – Il Premio Exodus 2020 è stato conferito a Noemi Di Segni, prima donna Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: un importante segnale, di riconoscimento alla sua persona, alla sua storia e al suo lavoro svolto negli ultimi anni all’UCEI. Tra il Comune della Spezia e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane vi è sempre stata una grande stima reciproca, rafforzata dalla continuità del Premio Exodus nel corso degli anni, e assegnare alla loro Presidente il Premio è anche un’ulteriore testimonianza dell’importanza che rivestono come istituzione a livello nazionale. A Daniele Tommaso, regista, va invece la menzione cittadina, per aver contribuito in modo determinante alla diffusione della storia di solidarietà della nostra Città, protagonista nel suo documentario “Terra Promessa”. Un sentito ringraziamento a Marco Ferrari, che anche quest’anno ha dato il suo importante contributo alla realizzazione dell’evento.”

Il conferimento del Premio a Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della menzione speciale a Daniele Tommaso, regista, è stato proposto al Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini dal Comitato Scientifico del Premio Exodus, nella persona di Marco Ferrari, giornalista e scrittore.

“In una situazione di emergenza abbiamo deciso di scegliere comunque i nominati ai quali assegnare il Premio Exodus 2020 sperando di tenere la cerimonia pubblica entro l’anno – dichiara Marco Ferrari – Abbiamo selezionato Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, paladina della lotta all’antisemitismo, e per la menzione speciale Daniele Tommaso, autore del documentario “La terra promessa”, prodotto dall’Istituto Luce che dedica una ampia parte alla questione La Spezia che fece scoprire al mondo l’esodo degli ebrei scampati ai lager che intendevano raggiungere la Palestina per sfuggire agli orrori e ai pogrom dell’Europa. In questo modo la città della Spezia conserva e tramanda nella sua identità il ruolo centrale nella storia di “Porta di Sion”, porto di speranza per migliaia di persone in cerca di una nuova vita. Con la ripresa dell’attività scolastica bisognerebbe intensificare il racconto ai giovani di questa pagina indelebile che è valsa alla città della Spezia la medaglia d’oro al merito civile.”

Noemi Di Segni ha così accolto il riconoscimento del Premio Exodus 2020

“Ricevere il Premio Exodus è stato un grande onore, per questo ringrazio il Sindaco Pierluigi Peracchini e tutta la Città della Spezia. Questo importante riconoscimento è stato negli anni assegnato a personalità di chiara fama, che hanno saputo diffondere i valori della solidarietà e dell’amicizia tra i popoli, proseguendo idealmente l’agire illuminato di quei cittadini spezzini che subito dopo la guerra scelsero di soccorrere e sostenere i superstiti della Shoah, che anelavano di raggiungere la Terra d’Israele. È dunque con grande sorpresa e commozione che ho appreso di ricevere questo riconoscimento e non posso che apprestarmi ad agire da tramite per attribuirlo idealmente a chi ho conosciuto attraverso racconti di famiglia, pagine dei libri storia e documenti, che si è prodigato per la salvezza altrui, fisica e spirituale. Un legame ideale congiunge Israele e La Spezia, terre di millenaria memoria, tanto che la vostra bella città è conosciuta e soprannominata in Israele “Schàar Zion”, Porta di Sion. Il popolo d’Israele e La Spezia sono unite dal passato, guardano al futuro insieme, anche forti delle tante iniziative organizzate insieme in questi anni, con l’UCEI e le Comunità ebraiche e con le Autorità e Istituzioni israeliane; e ci auguriamo che queste relazioni possano sempre più crescere e fortificarsi.”

Daniele Tommaso ha accolto così il riconoscimento della menzione cittadina del Premio Exodus 2020

“La decisione che sia conferito un riconoscimento al mio documentario “Terrà promessa”, prodotto da Istituto Luce-Cinecitta, mi riempie di soddisfazione e di orgoglio. Il documentario racconta tutta la storia dell’Aliyah Bet dall’Italia tra il 1945 e il 1948, ma uno spazio importante è dedicato all’episodio accaduto a La Spezia nella primavera del 1946, quando un convoglio di circa 1000 profughi ebrei scampati alla Shoah fu fermato dalla polizia italiana che credeva si trattasse di un gruppo di nazifascisti in fuga lungo la cosiddetta “via dei Ratti”. Quando si scoprì la loro vera identità, i profughi furono accompagnati al molo Pirelli dove era ormeggiata la nave che doveva portarli in Palestina. Ma gli inglesi ne bloccarono la partenza, costringendo i fuggiaschi a proclamare lo sciopero della fame ad oltranza se non fosse stata accolta lì loro richiesta. Fu merito di Yehuda Arazi, il capo insieme a Ada Sereni dell’organizzazione clandestina che si occupava di portare gli ebrei in Palestina, se l’impedimento fu trasformato in un trionfo di immagine per il sionismo e per la sua causa. Arazi riuscì infatti a provocare un incredibile moto di solidarietà, prima della cittadinanza di La Spezia, poi dell’opinione pubblica internazionale, che rese possibile la partenza dei profughi e fece diventare il “La Spezia affaire” una battaglia vinta verso la creazione nel 1948 dello Stato di Israele. Ringrazio inoltre in particolare Marco Ferrari anche per la sua importante partecipazione alla realizzazione del documentario”.

In autunno, il Premio Exodus si articolerà in un ricco programma: sarà proiettato parte del film di Daniele Tommaso, Terra Promessa, presentato il libro di Massimo Minella Campo 52. Pian di Coreglia 1941-1944 e presentato un focus storico su Exodus. Dopo la consegna dei Premi, Noemi Di Segni terrà una lectio magistralis. Tutti gli eventi saranno gratuiti e aperti alla cittadinanza.

I PROTAGONISTI

NOEMI DI SEGNI

Noemi Di Segni è l’attuale Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (mandato 2016-2020), nel precedente mandato ha ricoperto il ruolo di Assessore al Bilancio. L’Unione delle Comunità ebraiche Italiane (UCEI) è l’ente nazionale che rappresenta l’ebraismo italiano, con le 21 Comunità ebraiche dislocate sul territorio nazionale. L’UCEI cura e tutela gli interessi religiosi degli ebrei in Italia; promuove la conservazione delle tradizioni e dei beni culturali ebraici; coordina ed integra l’attività delle Comunità ebraiche; mantiene i contatti con le collettività e gli enti ebraici degli altri paesi.

L’UCEI riconosce la centralità dello Stato d’Israele per l’identità ebraica contemporanea e lavora per il rafforzamento dei rapporti con Israele, con la Diaspora e con ogni altro ente e organizzazione ebraica, in rappresentanza dell’ebraismo italiano. Di Segni è anche Presidente della Fondazione Graziadio Isaia Ascoli, ente dedicato alla trasmissione della cultura e della lingua ebraica e dell’Associazione Yad leyad, associazione per il sostegno reciproco in caso di emergenza. In passato è stata tesoriere di Ort Italia e della Fondazione del Museo ebraico di Roma. Nata in Israele, dopo il servizio militare ha deciso di venire in Italia. Ha tre figli che vivono ora in Israele. Attualmente lavora come capo segreteria del Presidente del Consiglio Nazionale Dottori commercialisti.

DANIELE TOMMASO

Daniele Tommaso è regista e produttore di lungo corso. Ha diretto produzioni per la RAI tra cui Novità celesti – Galileo e gli astri e Effetto moda – Nascita della moda italiana. Nel 1983 fonda a Firenze con Donatella Scilla la casa di produzione VIDEOCAST srl realizzando produzioni per la televisione, arte e cultura, la moda e enti locali. Tra i lavori più significativi si segnala per la serie RAI “Viaggio intorno all’uomo”, “Prima della prima”. “Raiuno grandi mostre”. Ha diretto il docufilm Terra Promessa che è stato prodotto dall’Istituto Luce Cinecittà che ha per oggetto la diaspora ebraica a seguito della liberazione dei campi di concentramento nazisti.

TERRA PROMESSA , il docufilm di Daniele Tommaso prodotto dall’Istituto Luce Cinecittà

Direzione della fotografia Iari Marcelli, montaggio Angelo Musciagna, musica Valerio Vigliar. I testimoni: Orli Bach Arazi, Gabriel Bach, Ruth Bach, Hanovc Bartov, Itzchak Belfer, Elezier Biger, Rivka Cohen, Haim Confino, Aharon Adolfo Croccolo, Rywka Feingold-Tichauer, Delmo Giovannelli, Oder Laor, Abraham Lewkowicz, Sara Lewkovicz, Maria Luisa Mayer, Yaakov Meriash, Itzchak Miler, Elena Morpurgo, Lea Nahum, Alon Navot, Daniele Nissim, Yaakov Pelech, Shmuel Pelleg, Yaakov Raiter, Rachel Gratz Ronen, Zeev Ronen, Max Vilhem, Vittorio Zanardi. Gli esperti : Paolo Bosso, Marco Cavallarin, Raimondo Domenig, Sandro Fascinelli, Mario Ferrari, Gruppo Samuel, Irit Keynan, Alon Klivanov, Arturo Marzano, Nir Maor, Mario Mennonna, Martina Ravagnan, Zehavit Rotenberg, Eugenio Scheck, Daphna Sharfman, Francesco Terzulli, Mario Toscano, Idith Zertal

Il Mediterraneo, nell’immediato dopoguerra attraversato da un popolo in fuga, reduce dalla sua più grande tragedia e disposto a tutto pur di ritornare alla terra lasciata 2000 anni prima. Quello degli ebrei scampati alla Shoah, che, prima perseguitati, poi rifiutati dall’Europa, salparono in massa dalle nostre coste per raggiungere clandestinamente la Palestina, o come preferivano chiamarla, Eretz Israel, la terra di Israele. Un paese, l’Italia, devastato dalla guerra ma disposto a offrire loro rifugio e a permetterne la partenza dai suoi porti per farsi perdonare l’infamia delle leggi razziali di pochi anni prima. Una potenza occupante, sia in Italia che in Palestina, la Gran Bretagna, che si oppose con tutte le forze a questo esodo di massa per non contrariare gli arabi in rivolta che temevano di diventare minoranza in quel paese. Una organizzazione segreta, il Mossad le Aliyah Bet, progenitore del famoso servizio di intelligence israeliano, incaricata da Ben Gurion di portare in Eretz Israel il maggior numero di ebrei della diaspora e spingere la comunità internazionale ad approvare la nascita dello stato di Israele. Due capi di grande intelligenza e audacia: Yehuda Arazi e Ada Sereni. Lui, soprannominato “il re degli stratagemmi”, ricercato dagli inglesi che avevano messo una taglia sulla sua testa per aver rubato armi in quantità dai depositi britannici per conto dell’Haganà. Lei alto borghese romana d’origine, espatriata negli anni 20 in Palestina, dove aveva fondato insieme al marito Enzo, un eroe del sionismo, il kibbutz Givaat Brenner, e ora pronta ad usare tutte le sue conoscenze italiane per aiutare la causa. Abbiamo incontrato, esperti e testimoni diretti e indiretti, come i discendenti di Yheuda Arazi, e Ada Sereni; e ripercorso i luoghi di questa vicenda, un giallo politico intricato e appassionante, ma anche una toccante storia umana.

MASSIMO MINELLA
Massimo Minella, vice caporedattore dell’edizione genovese di Repubblica, è autore di numerose pubblicazioni di argomento storico. Dai suoi testi sono stati tratti racconti teatrali che l’autore porta in scena per il Teatro Pubblico Ligure. Ha dato la consulenza storica e preso parte al docufilm Il Nostro Papa prodotto da Red Film in collaborazione con RAI Cinema. Il suo ultimo libro si intitola Campo 52 edito da Mursia “Campo 52. Pian di Coreglia 1941-1944”, ed. Ugo Mursia Editore 2019
“CAMPO 52. PIAN DI COREGLIA 1941-1944” ed. Ugo Mursia Editore 2019
In fondo è breve la vita di Campo 52, poco più di tre anni, in cui all’infamia della guerra, alla cancellazione delle libertà e alle persecuzioni razziali si mischiano scelte sorprendenti capaci di far emergere squarci di umanità.» Campo 52 è stato il più grande campo di concentramento della Liguria per prigionieri di guerra alleati e, dopo l’8 settembre 1943, per internati civili, fra cui cittadini ebrei. Situato a Pian di Coreglia (Genova), ha rappresentato un cammino di sofferenze e di dolore, ma anche di riscatto e di gioia, lungo più di mille giorni. Un microcosmo di uomini e di donne vittime di uno scontro che nessuno di loro ha voluto, ma soltanto subito, durante gli anni della Seconda guerra mondiale. Attraverso la ricostruzione di quanto accaduto in quegli anni di guerra, Campo 52 diventa così il testimone di una pagina di storia che si fa palcoscenico di umanità varia in cui onesti e coraggiosi, criminali e vigliacchi si alternano sulla scena e fanno da sfondo alla storia di due giovani capaci di sopravvivere alle crudeltà della guerra e a far vincere l’amore.

STORIA DI EXODUS

Il Premio Exodus. Il Premio Exodus nasce nel 2000 con lo scopo di celebrare, sempre con uno sguardo tra memoria e riflessione sul presente, la straordinaria pagina civile di cui La Spezia è stata protagonista. Il Premio Exodus è un riconoscimento a figure che si sono spese nel campo della solidarietà e della interculturalità e che abbiano offerto un contributo significativo nell’ottica del dialogo internazionale. Hanno ricevuto il Premio Exodus: Moni Ovadia, Elena Lowenthal, Gad Lerner, Emanuele Luzzati, Amos Luzzato, Predgrav Matvejevich, Clara Sereni, Yossi Harel (comandante della nave Exodus), Daniel Oren, Corrado Augias, Massimiliano Fuksas e David Grossman, Shirin Ebadi, Monsignor Vincenzo Paglia, Paolo Mieli. Il Premio Exodus, organizzato dal Comune della Spezia, dal 2010, vede, oltre quello della Regione Liguria, il patrocinio dell ‘U.C.E.I (Unione Comunità Ebraiche Cristiane). Dall’edizione 2014, avvenuta sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Comune della Spezia ha deciso di collocare il Premio nella data della partenza delle navi dal porto della Spezia, l’8 maggio al fine di consolidare nel calendario civile della città. Nel 2014, il Premio Exodus, che si è arricchito della partnership della Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti (Fondazione IIFCA), è stato conferito al l kibbutz Ramot Menashe, nato nel luglio 1948, a seguito dell’indipendenza di Israele. I suoi 64 fondatori, sopravvissuti all’Olocausto in Polonia, giunsero in Italia nel 1946 e l’8 maggio di quell’anno partirono dal porto della Spezia alla volta della Palestina. Nel 2015 è andato a Paolo De Benedetti, nel 2016 al Presidente Emerito Giorgio Napolitano e nel 2017 al giornalista e scrittore Maurizio Molinari.

La storia di Exodus. Dall’estate del 1945 alla primavera del 1948 oltre ventitremila ebrei riuscirono dalle acque della Spezia a lasciare clandestinamente l’Italia diretti in Palestina. La potenza mandataria della Palestina, la Gran Bretagna, aveva infatti emesso il Libro Bianco del 17 Maggio 1939 per regolamentare l’afflusso controllato in Palestina di soli 75 mila ebrei in 5 anni. Una misura che fu messa in crisi dalla drammatica situazione europea e contrastata con ogni mezzo dal Mossad Le Aliyà Bet (Istituto per l’immigrazione illegale sorto nel 1938). A partire dal Maggio 1945 una notevole corrente di ebrei cominciò ad affollare la Penisola e il Mossad Le Aliyà Bet inviò un responsabile in Italia con base a Milano, Yehura Arazi. Altri membri del Mossad furono inviati in Italia tra i soldati della brigata ebraica al seguito degli alleati. La prima nave di profughi, il Dallin (già Sirius) partì da Monopoli il 21 Agosto 1945 con soli 35 immigrati a bordo. La questione dell’immigrazione ebraica scoppiò come caso internazionale nel Maggio 1946: l’epicentro della crisi divenne il porto della Spezia dove erano in allestimento due imbarcazioni, la Fede di Savona e il motoveliero Fenice, pronte a trasbordare 1014 profughi. Quell’operazione godette dell’aiuto di tutta la città della Spezia, già stremata dalla guerra e distrutta dai bombardamenti. Proprio il sostegno della gente, resistenza dei profughi, intervento dei giornalisti di tutto il mondo e la visita a bordo di Harold Lasky, presidente dell’esecutivo del Partito Laburista britannico, costrinsero le autorità londinesi – le cui navi bloccavano l’uscita dal porto della Spezia – a togliere il blocco alle due imbarcazioni che salparono dal molo Pirelli a Pagliari alle ore 10 dell’8 Maggio 1946.L’accoglienza della comunità e la solidarietà delle autorità spezzine convinsero gli organizzatori del Mossad a puntare sulla Spezia con operazioni di maggior peso. Così nella notte tra il 7 e l’8 Maggio 1947 la nave Trade Wins/Tikya , allestita in Portogallo, imbarcò 1414 profughi a Portovenere. Nelle stesse ore era giunta nelle acque del golfo della Spezia, proveniente da Marsiglia, la nave President Warfield, un goffo e pesante battello adatto a portare turisti giù per il Potomac, da Baltimora a Norfolk in Virginia. La nave venne ristrutturata nel cantiere dell’olivo a Portovenere per la più grande impresa biblica dell’emigrazione ebraica: trasportare 4515 profughi stipati su 4 piani di cuccette dall’altra parte del mediterraneo. L’imbarcazione divenne un simbolo, prese il nome di Exodus, raggiunse le coste della Palestina, venne attaccata dagli inglesi e avviò la nascita dello stato di Israele con tutte le conseguenze che sappiamo. A narrarci le peripezie dei profughi dello sterminio ebreo ci ha pensato nel 1958 Leon Uris con il celebre romanzo Exodus, tema ripreso nel libro il comandante dell’Exodus di Yoram Kaniuk. A Exodus è dedicato anche un bellissimo film del 1960 di Otto Preminger interpretato da Paul Newman, Peter Lawford ed Eva Marie Saint.La Exodus mosse dal golfo della Spezia ai primi di Luglio del 1947, sostò a Port-de-Bouc, caricò a Séte, fu assalita e speronata dai cacciatorpedinieri britannici davanti a Kfar Vitkin.Ci furono morti a bordo, gente che era sopravvissuta ai lager e che finì i suoi giorni a due passi dalla speranza nelle acque tra Netanya e Haifa. Dopodiché gli inglesi rimandarono i profughi ad Amburgo al campo di Poppendorf, un ex lager trasformato in campo di prigionia per gli ebrei. Il nome di Exodus da allora significò il desiderio di giustizia per l’emigrazione ebraica. Ma solo con la fine del mandato britannico i profughi sarebbero potuti tornare in Palestina.La Fede, il Fenice e la Exodus si mossero tutte dal golfo della Spezia, una dicitura che non compare nelle carte geografiche israeliane. La Spezia in Israele è infatti indicata col nome di “Schàar Zion” Porta di Sion. Nel nome di Exodus la città della Spezia porta nel Mediterraneo l’idea della pace e della convivenza Il 25 Aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune della Spezia la medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto prestato dalla popolazione spezzina ai profughi ebrei scampati alla seconda guerra mondiale.

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