Premio Exodus, i protagonisti e il programma

Ondine

5 Maggio 2018

La Spezia – Dalla senatrice a vita Liliana Segre allo scrittore Paolo Bosso, rispettivamente vincitrice del Premio Exodus 2018 e destinatario della menzione speciale, sino ai componenti del comitato scientifico ecco chi sono i protagonisti del Premio Exodus 2018, che sarà celebrato nella giornata di venerdì 11 maggio.





LILIANA SEGRE

Nata a Milano il 10 settembre 1930 da Alberto Segre e Lucia Foligno in una famiglia ebraica, perse la madre a neanche un anno. Nel 1938 rimase vittima delle leggi razziali fasciste ad appena otto anni, in seguito alle quali venne espulsa dalla scuola elementare.

Il 10 dicembre 1943 provò, assieme al padre e due cugini, a fuggire in Svizzera: i quattro furono però respinti dalle autorità. Il giorno dopo, venne arrestata a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese. Qui, dopo sei giorni in carcere, fu trasferita a Como e poi a Milano, dove fu detenuta per quaranta giorni.

Il 30 gennaio 1944 venne deportata dal Binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, che raggiunse sette giorni dopo. Fu subito separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il successivo 27 aprile. Anche i nonni paterni, arrestati il 18 maggio 1944, furono deportati nel campo di Auschwitz, dove vennero uccisi il giorno stesso del loro arrivo, il 30 giugno 1944.

Nel campo di sterminio le venne tatuato il numero di matricola 75190; fu quindi impiegata nei lavori forzati nella fabbrica di munizioni Union, per essere poi liberata dall'Armata Rossa nel 1945. La Segre è una dei venticinque sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai quattordici anni che furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz.

Dopo lo sterminio nazista, visse con i nonni materni, di origini marchigiane, unici superstiti della sua famiglia. Nel 1948 conobbe Alfredo Belli Paci, cattolico, anch'egli reduce dai campi di concentramento nazisti per essersi rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale. I due si sposarono nel 1951 ed ebbero tre figli.

Per molto tempo, non ha mai voluto parlare pubblicamente della sua esperienza nei campi di concentramento. Il silenzio venne rotto a partire dagli anni ’90, quando la Segre inizio’ un’instancabile opera di divulgazione della sua esperienza di sopravvissuta, partecipando a molti incontri con gli studenti e convegni di ogni tipo, convinta che l’indifferenza sia peggiore della violenza.

Il 19 gennaio 2018, anno in cui ricade l'80º anniversario delle leggi razziali fasciste, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha nominato Liliana Segre senatrice a vita "per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”.



Onorificenze:

Commendatore Ordine al merito della Repubblica italiana

«Di iniziativa del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi», 29 novembre 2004

Medaglia d'oro della riconoscenza della Provincia di Milano, 2005

È Presidente del comitato per le Pietre d'inciampo – Milano, che raccoglie tutte le associazioni legate alla memoria della Resistenza, delle deportazioni e dell'antifascismo. Nel 2008 ha ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza dall'università degli Studi di Trieste e nel 2010 quella in Scienze pedagogiche dall'università degli Studi di Verona.

Senatrice a vita dal 19 gennaio 2018, nominata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.



PAOLO BOSSO

Nato a Torino il 26 novembre 1966, è un instancabile appassionato della storia del suo territorio d’origine. Le sue radici affondano in Piemonte e in Liguria, in particolare a Porto Venere, con cui ha un legame privilegiato. Proprio da questa parte la sua ricerca condotta insieme al padre Michele, con cui condivide questa passione. Nel pudore degli abitanti di Portovenere ha scoperto una pagina di storia più che nazionale: settant’anni fa alcune persone gentili giunsero a Porto Venere per realizzare un sogno. Chiesero quindi aiuto alle donne e agli uomini del borgo. Avevano bisogno di molta riservatezza e segretezza, così fecero giurare loro che, di quanto veniva detto, visto o fatto, non avrebbero riferito all’esterno neanche una parola, nemmeno ai familiari, per i quali erano tenuti ad inventare un’altra storia”.

Dai racconti di chi, tanti anni fa, ha lavorato all’allestimento di queste navi della speranza Bosso è partito a realizzare questa ricerca sull’operato del Cantiere Lauro di Portovenere che divenne, per il Mossad Le’Aliyah Bet, una delle basi operative principali per l’allestimento e la trasformazione delle navi utilizzate per Aliyah Bet.

Ne emerge un quadro complesso dell’importanza che la Regione Liguria ed, in particolare, il Golfo della Spezia, hanno svolto per agevolare l’immigrazione clandestina verso Eretz Israel.



ENRICO IMBERCIADORI

Enrico Imberciadori è nato nel 1937 alla Spezia, dove vive e opera.

Laureato in Scienze Economiche ed insegnante di Matematica, ha condotto sin dalla prima gioventù un’intensa attività artistica, animata inizialmente da evocative immagini paesistiche della sua città, della Val di Vara e Val di Magra (1954-66), che lasciano ben presto spazio all’interesse per le problematiche umane, sociali, ambientali del nostro tempo.

L’attenzione alla ricerca interiore, al trascendente è particolarmente viva nelle “opere sacre” di Imberciadori che vede nell’arte uno straordinario tramite di comunicazione e, in particolare nell’arte di ispirazione cristiana, un mezzo per favorire un dialogo su prioritarie problematiche spirituali e sociali.

Enrico Imberciadori è stato Segretario provinciale del Sindacato Artisti FIDA-CISL dal 1979 all’81, presidente dell’UCAI della Spezia dal 1989 al 2007 ed attualmente fa parte del Consiglio Direttivo Nazionale dell’UCAI ed è membro della Commissione d’Arte Sacra per la Diocesi della Spezia.

Nel 2013 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua attività artistica.



ALBERTO CAVANNA

Alberto Cavanna (Albisola Superiore, 24 agosto 1961) vive e lavora nel paese di Polverara, nel Comune di Riccò del Golfo della Spezia nella bassa Val di Vara. Il suo esordio come scrittore vede la raccolta di racconti Storie di Navi, di Viaggi e di Relitti (2001) e il romanzo storico Bacicio do Tin (2004) con il quale si classifica secondo al Premio Bancarella 2004. Con il suo secondo romanzo Da bosco e da riviera (2008) ha vinto il Premio Marincovich 2009 e il Premio Casinò di Sanremo – Libro del Mare 2010. Collabora stabilmente con la rivista Arte Navale, sulla quale ha una rubrica di Storie di Mare che raccoglie in A piccoli colpi di remo (2011), finalista al Premio Bancarella 2011 e premiato, da Luisella Berrino di RMC, nel corso della settimana monegasca di cultura italiana, con premio per la letteratura ‘L'Amaca 2011'. Pubblica nel 2012 il romanzo breve L'uomo che non contava i giorni premiato con il 'Mediterranean Award' per la narrativa e con il 'Premio ANTHIA – Miglior libro Ligure dell'anno'. Nel 2014 ha pubblicato il saggio storico "L'ultimo viaggio dell'Imperatore – Napoleone tra Waterloo e Sant'Elena", Collana Le Scie, Mondadori.

Nel gennaio 2015 pubblica il romanzo: "Il dolore del mare" (Nutrimenti Editore), ed è stato tra i candidati al Premio Strega 2015, presentato da Ferruccio Parazzoli e da Giuliano Montaldo, e tra quelli candidati al premio Campiello 2015.

Nel febbraio 2016 esce con il romanzo storico: "La nave delle anime perdute" (Cairo Editore) che lo porta a vincere il Premio Marincovich 2017 e ad essere finalista per la terza volta al Premio Bancarella 2016.

Nel luglio 2016 cura, traduce e illustra il romanzo 'The Rover'Rover', di J. Conrad, pubblicato da Nutrimenti con il titolo 'Il filibustiere'.

Nel febbraio 2018 pubblica il romanzo storico "Ma forse un dio" (Cairo Editore).

A fianco dell’attività letteraria coltiva anche l'attività di illustratore, disegnatore e pittore.



Recensione di ALBERTO CAVANNA, Ma forse un dio, Milano, Cairo, 2018



Questo di Cavanna è il secondo romanzo storico dedicato dall’autore alla Liguria di Levante, alla terra che abita, al mare della sua vita e al dolore che abita la storia di uomini e soprattutto delle donne che nella tragedia umana trovano la determinazione per affrontare e superare il male. Se l’esergo de Il dolore del mare, pubblicato da Nutrimenti nel 2016, era il verso di Euripide Il mare guarisce tutti i mali degli uomini (v.1193 Ifigenia in Tauride) ora è Erodoto (Storie, I, 87) la fonte del titolo, Ma forse a un dio piacque che queste cose andassero così…del romanzo dedicato Alle donne. Alle loro lacrime. Ne primo romanzo erano la guerra e l’educazione fascista a sconvolgere l’equilibrio secolare della dura vita delle donne che abitano Palmaria come se la storia politica non si desse. In questo romanzo Alberto Cavanna ha il merito di far entrare nella narrativa italiana l’epopea della Porta di Sion che fu la città e il porto di La Spezia dalla fine del 1945 al 1948. Qui vennero allestiti dagli ingegneri Mario Pavia e Gualtiero Morpurgo progettisti della trasformazione delle imbarcazioni, inizialmente pescherecci con scafi di legno, adatti a sfuggire alle mine che infestavano il Mediterraneo, in navi passeggeri predisposte da Ada Ascarelli Sereni, (moglie di Enzo, eroe di Israele, ucciso a Dachau dopo essere stato paracadutato nell'Italia settentrionale come ufficiale inglese per dare aiuto alla Resistenza) responsabile del Mossad le Aliyad Bet in >Italia insieme a Yehuda Arazi del Mossad, Abbà nel romanzo, la mente e il cuore dell'operazione che riuscì a far raggiungere la terra di Israele a circa ventun mila ebrei sopravvissuti alla Shoah. Su questa vicenda è ora allestita presso il memoriale della Shoah di Milano la mostra Navi della speranza Aliya Bet dall’Italia 1945-48, aperta fino a giugno 2018.

I riferimenti storici del romanzo sono ineccepibili e l’intreccio delle vicende a capitoli alterni dedica attenzione alla trasformazione e alla rinascita dei due protagonisti che la povertà e la guerra fanno incontrare con una casualità insondabile ma che forse un dio governa. Ettore Sbarra, il giovanissimo rozzo, fors’anche un po’ tardo, figlio di contadini della località Pino di Fornoli, frazione di Bagni di Lucca in Lunigiana e Anna Della Seta, figlia di proletari di origine ebraica che in cerca di lavoro si trasferiscono da Reggio Emilia a La Spezia, la città base navale, la città dell’arsenale. Il primo fugge dalla subordinazione atavica della famiglia e della fatica contadina aderendo alla Gioventù del Littorio, volontario appena diciottenne al Milmart a la Spezia nel 1941 e poi, dopo l’8 settembre nella Decima Mas. Anna invece è diligente alunna delle scuole di Stato fino alle leggi razziali che la espellono dalle scuole del Regno come riducono il padre dalla stimata condizione di operaio specializzato a quella di lavoratore emarginato e illegale nel sottobosco delle imprese metalmeccaniche spezzine. Il destino sembra fare del primo un criminale di guerra e della seconda una vittima designata della persecuzione razziale. Invece nei momenti cruciali degli incroci di queste vite entrambi saranno, reciprocamente giusti o prossimi l’uno per l’altra e l’altra per il primo. La trama non si snoda come una melensa telenovela, ma sa usare nel parlato dei personaggi, la rude spontaneità dei rispettivi dialetti e nella descrizione dei bombardamenti, della persecuzione, della deportazione e dello sterminio una stringente essenziale durezza che mantiene tragico il genere anche se l’esito dell’improbabile intreccio di queste vite non è infausto.

Il cattivo destinato sa essere salvatore. La vittima designata sa essere redentrice. Il mutamento interiore e la dialettica della relazione costringe il lettore a riflettere sui pregiudizi a buon mercato, sulla complessità opaca degli avvenimenti che esige una riparazione di lungo periodo sul male compiuto, ma non seppellisce nella morte l’assassino. Camminando, s’apre cammino, navigando si aprono nuove rotte anche di vecchi navigli riattati a navi della speranza. Né le cose, né le persone sono del tutto quelle che crediamo, che definiamo, che usiamo per scopi che possono mutare, che possono divenire nobili ed esigenti. Anche il dono delle lacrime che sgorgheranno dagli occhi scuri di Anna diraderà la nebbia che avvolge la vista e la memoria di chi nei campi di sterminio è stato testimone dell’umanamente non vedibile e non dicibile. Effetto di un abbraccio che apre a nuova vita, che fende le acque scure solcate dalla nave che dirige verso Israele. “E quel mare di primavera si sciolse nella spuma delle onde, divenne rugiada, salì alle nubi e si trasformò in una pioggia leggera che dal cielo scese sulla terra a fecondare il suolo ancora arato dalle bombe e intriso di sangue.” (p.249)



MARCO FERRARI

Marco Ferrari (La Spezia – 10 settembre 1952) è un giornalista, scrittore e autore televisivo italiano. Il suo primo romanzo, Tirreno (Editori Riuniti), risale al 1988. Successivamente ha pubblicato I Sogni di Tristan (1994), Alla Rivoluzione sulla Due Cavalli (1995), Grand Hotel Oceano (1996) e Ti ricordi Glauber (1999) con Sellerio Editore e, insieme ad Alessandro Benvenuti, La vera storia del mitico undici (1998) con Ponte alle Grazie-Longanesi. Ha poi pubblicato Cuore Atlantico (2004) e Morire a Clipperton (2009) per Ugo Mursia Editore. Nel 2012 ha pubblicato Le Nuvole di Timor per Cavallo di Ferro a cui sono seguiti Sirenate (2013) per Il melangolo e Mare verticale: Dalle Cinque Terre a Bocca di Magra (2014) per Editori Laterza. Nel 2016 ha pubblicato Ho sparato a Garibaldi per Mondadori con Arrigo Petacco.

È autore inoltre di alcuni testi dedicati alla cultura ligure: Liguria: il mare e la sua terra (2004), Mestieri di una volta (2007), Una storia dipinta: La Spezia, il porto, i borghi (2007), Il senso del Golfo (2008) e Il porto di Exodus (2009).

Ha ricevuto, nel 1995, il premio letterario Lerici-Golfo dei Poeti da Attilio Bertolucci, è stato membro della giuria del Premio LericiPea e si è occupato dell'organizzazione del premio Montale Fuori di Casa per conto del Parco Letterario Eugenio Montale. È stato autore di alcune trasmissioni televisive come Emilio (Rete 4) e Sulla cresta dell'onda (Rai) e di diverse trasmissioni radiofoniche di Rai Radio 3.

Collabora con il giornale la Repubblica (sede di Genova).





IL PROGRAMMA DI VENERDì 11 MAGGIO



Mediateca Regionale Ligure – Via Firenze, 4 (ex Cinema Odeon)



Ore 10.00 Visione del film “La Spezia Porta di Sion” a cura del Gruppo Samuel



Ore 11.00 Paolo Asti, Assessore alla Cultura, Marco Ferrari, giornalista, presentano il libro “Ma forse un dio”. Sarà presente l’autore Alberto Cavanna





Sala Dante – Via Ugo Bassi, 4



Ore 16.00 Introduzione del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia, Costanza Micheli, pianoforte: Frederic Chopin, “Valzer” in Do# min



Ore 16.10 “Exodus 2018: La Spezia e il suo Golfo”, ne discutono Paolo Asti, Assessore alla Cultura, Marco Ferrari, giornalista e Paolo Bosso, scrittore



Ore 16.40 Saluto del Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini. Menzione speciale a Paolo Bosso, autore del libro “Ci chiesero di chiudere un occhio, ne chiudemmo due”



Ore 17.00 Intermezzo del Liceo Musicale Cardarelli della Spezia, Quartetto di sassofoni, Singelée: Claude Debussy “Le petite nègre”



Ore 17.10 Premio Exodus 2018 alla Senatrice Liliana Segre

Il maestro Enrico Imberciadori dona l’opera “Palazzo del Comune sotto la neve”



Ore 17.30 Lectio Magistralis di Liliana Segre

Fonte: Città della Spezia

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